l’importanza del non meditare…

Reduci da uno splendido incontro di meditazione a Villa Borghese, scrivo qui qualche riga su questo tema fondamentale.

La meditazione è la via eccelsa per uscire dalla sofferenza e realizzare il nostro pieno potenziale.

Ogni cultura ha una qualche forma di meditazione, un qualche modo per trovare silenzio all’interno e trascendere i limitati confini del nostro piccolo ego.

Credo però sia importante non limitarsi a studiare la tecnica o le tecniche, non limitarsi a fare esperienze magari belle ma alla lunga fini a se stesse.

l’importanza della meditazione sta soltanto nella sua capacità trasformativa. Se essa non ci cambia dal profondo, è poco più che inutile.

Certo, da una parte sarà sempre comodo avere un modo per staccare dalla nostra vita e rilassarsi, ma alla lunga questo rischia di creare un divario enorme tra la pratica dello yoga e la vita stessa.

Più interessante, quindi, approfondire e trovare, attraverso la meditazione, un certo grado di saggezza che ci aiuti a trasformare il nostro modo di vivere la realtà.

Perché alla fine questo è un tema importante in questo viaggio: la condizione della nostra mente cambia in modo enorme il modo in cui percepiamo – e reagiamo, quindi – alla realtà oggettiva, ai vari accadimenti.

Ora, non voglio entrare nel “come” della meditazione, credo che questi piccoli post debbano servire più che altro ad approfondire dei concetti e a porsi delle domande, spiegare il come è riservato ai momenti di incontro.

Più interessante per me ora è porci una domanda: qual è la base reale di un cambiamento?

La meditazione come tecnica rischia di portarmi via dalla semplicità, dalla osservazione chiara di alcune realtà che troppo spesso dimentichiamo.

Ci sono delle nozioni che conosciamo a livello teorico (esempio, il fumo fa male) ma che poi all’atto pratico non innescano un cambiamento utile (molte persone continuano a fumare).

La promessa della meditazione è anche quella di far scendere queste osservazioni ad un livello più profondo, fino a farle diventare delle realizzazioni.

possiamo fare esperienza di concetti profondi (l’impermanenza dei fenomeni e degli aggregati, l’illusorietà dell’io) in un modo così profondo da farle diventare  – o ritornare – parte della nostra natura.

Pensiamo un istante a quanto il concetto di io/mio per sua natura tenda a separare le persone tra di loro e gli esseri umani dal resto del pianeta.

Quanto è reale questo concetto? quanto possiamo implementare un altro modo di vedere le cose?

Vi propongo un esperimento mentale che adoro profondamente.

Immaginate che, nella ricerca di cosa è il vostro io, vi dedichiate a scoprire qualcosa di più sulle vostre radici.

Per fare questo, prendete una vostra foto, la mettete a terra, e ci poggiate sopra una foto di vostro padre.

Poi prendete una foto di vostro nonno e la poggiate sopra le altre due. Poi del vostro bisnonno e così via.

Immaginate di poter andare avanti così all’infinito.

Adagiate questa enorme pila di lato, come libri in una libreria, e iniziate ad osservare foto tirate fuori a caso.

Chi scoprireste tra i vostri antenati?

Non troppo lontano dall’inizio della pila, ci sarebbero primitivi homo sapiens, poi ancora homo erectus, poi ancora ominidi e scimmie.

Un po’ più in là nella fila ci sarebbero antichi mammiferi, poi addirittura pesci.

Tutti collegati tra di loro in un filo continuo, senza nessuna separazione reale, nessun momento preciso in cui si possa dire “ecco, prima c’era una scimmia ora c’è un uomo!”

 

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Quando diciamo che tutto è interconnesso, non lo intendiamo in un senso vagamente new age. E una affermazione scientifica che dovremmo considerare, approfondire e fare nostra!

La differenza tra questa realtà e il nostro modo di vedere abituale è soltanto una questione di visione.

Serve maggiore ampiezza, nella nostra visione, dobbiamo stare più in alto.

E salire è proprio quello che facciamo quando meditiamo nel giusto modo!

namaste!


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