iniziare yoga terapia

Eccoci qui a distruggere parte dei miti dello Yoga,

(sempre secondo la mia esperienza e comprensione).

Quando ero un giovane allievo il messaggio che mi arrivava era assimilabile a “lo Yoga è una panacea universale”, tra Yoga e medicine orientali tutto poteva essere realizzato, e all’occidente mancava una bella fetta di comprensione che, invece, la conoscenza dei chakra, meridiani, ecc. colmava perfettamente.

Ho imparato a mie spese che non è così. Punto.

Su questa cosa purtroppo non si può discutere, ma bisogna arrendersi ai fatti (come dice il Dalai Lama, quando religione e scienza sono in contrasto, segui la scienza!), e dobbiamo sempre ricordarci che un aneddoto non è statisticamente valido (mio cugino è guarito facendo x non conta).

Anche solo per quello che riguarda l’apparato muscolo-scheletrico (la cosa tutto sommato più facile su cui lavorare), lo Yoga può non essere adatto o non essere sufficiente, e lo “stretching”, che viene proposto come cura per il mal di schiena ecc. può non bastare, o addirittura essere deleterio.

In sé lo Yoga non è nemmeno una ginnastica completa, visto che, ad esempio,  “spinge” ma non “tira”, quindi perché non usare l’approccio dello Yoga e integrare semplicemente quello che manca?

Un altro punto importante, credo: vedo in diverse conversazioni (fondamentali, come ogni scambio lo è) domande tipo “come posso trasformare questa posa per portarla a chi non riesce ad eseguirla per motivi fisici?”.

Ora, ovviamente comprendo la domanda e la trovo più che giusta; mi viene da chiedermi però se quella particolare posa serva davvero alla persona in quel momento.

Alla fine un approccio funzionale mi sembra più utile, per trovare una “base line” per il movimento, più che buttare addosso al povero malcapitato 8.400.000 asana sperando che facciano qualcosa.

A questo proposito un allievo della formazione mi chiedeva: “ma alla fine quanto è importante essere sciolti? e quanto devo essere sciolto?”.

Ecco una bella domanda! Per me la risposta oggi è: la tua scioltezza, e ancora di più la tua mobilità, deve essere funzionale alla tua vita! Per un insegnante di Yoga probabilmente sarà più utile esplorare la parte più estrema del movimento (con tutte le attenzioni del caso), per un pensionato che non si è mai mosso tutta la vita sarà più utile focalizzarsi sulla possibilità di giocare col nipotino comodamente per terra. Il resto per me è solo scelta personale e intelligenza.

A tutti gli insegnanti in ascolto, la prima cosa per noi è studiare l’anatomia con profondità e sperimentare in prima persona il movimento e le asana.

Poi, davanti ad un allievo con dei problemi, per favore non nascondiamoci dietro la frase “fai come ti senti, fai fino a dove arrivi”. E’ possibile (o probabile) che un allievo alle prime armi non abbia proprio i mezzi per “sentirsi” e sentire dove arriva, e magari la “pressione sociale” degli altri che fanno pose avanzate lo spinga a provare cose per cui non è pronto.

la prima cosa che direi è “hai fatto analisi? lastre, ecografie, risonanze o quant’altro?”. La diagnostica occidentale è fondamentale, lasciamo la diagnosi del polso e l’analisi dei chakra per altri momenti meno gravi (in una “conversazione” su Facebook un insegnante diceva “attraverso la diagnosi del flusso dell’aria nel naso un buon insegnante può fare una diagnosi completa”, bene, questo è falso e non ci vuole nemmeno troppo per smontarlo, eppure visto che Aristotele credeva che le donne avessero meno denti degli uomini solo perché non si era mai dato pena di aprire la bocca e contare, cosa possiamo pretendere?)

la seconda cosa è “sei andata/o da un medico o fisioterapista? cosa dice?”.

lavorare insieme ad un medico è estremamente utile e formativo, pensare di risolvere i problemi senza preparazione è abbastanza egoico per uno yogi, no?

Alla fine, come sapete io amo profondamente lo Yoga, e non sono nemmeno così interessato all’aspetto terapeutico, anche se lo uso da 25 anni. Addirittura, consiglierei lo Yoga anche se facesse leggermente male, tanto ho a cuore gli altri doni.

Credo anche che l’approccio orientale, con quella parola oramai svuotata che è “olistico” sia la chiave per la vera cura, quella cosa che può accadere anche se la malattia resta (perché spesso questo capita), ma non dobbiamo mai scordare il pensiero scientifico e la realtà dei fatti. Alla fine una frase che accompagna il nostro percorso è “la realtà così com’è”.

buona pratica!


Categories: Yoga destrutturato

There is one comment

  1. francesca barone

    Esatto,ci vuole cautela ,ho riscontrato anche diffidenza nelle persone ,evidentemente c’é chi si lancia in ogni direzione,senza avere poi cognizione di causa. Non tradire mai la fiducia dell’allievo,ammettendo anche il proprio limite,non so,ti serve un dottore!